Si avvicina l'anniversario dell'apertura della mia pagina Instagram e questo post non è un pesce d'aprile 🐟 La scadenza e alcuni discorsi fatti di recente mi hanno dato il coraggio di scrivere un pezzo d'opinione su un argomento molto complesso, al quale tuttavia tengo molto.
In questo post parlerò del legame fra lolita e social, con tutte le implicazioni che ne conseguono, e della assoluta necessità di una produzione di contenuti in italiano per la sussistenza della moda stessa in Italia.
Data la ampiezza di questo argomento, lo affronterò per punti, partendo dal casus che mi ha portata a tradurre sempre i miei contenuti online.
Credo profondamente nella rilevanza di questo discorso e prometto di andare dritta al punto, limitando le parentesi e le giustificazioni.
Perché pubblico contenuti lolita in italiano
Sono stata una lolita sola, silente e riservata per buona parte degli ultimi dieci anni. Nel 2020 ho scelto di uscire dall'anonimato per ricercare una community italiana nel quale entrare, spinta dalle circostanze che tutti ben ricordiamo. Così, ho scoperto con rammarico che nemmeno una delle piattaforme che conoscevo era sopravvissuta all'avvento dei social. Oh beh ¯\ (ツ)/¯ ho lasciato che passasse un anno prima di agire di conseguenza.
Nel 2021, dopo aver osservato e fruito delle community online internazionali, ho deciso che avrei creato almeno una fonte di testo inerente alla moda che fosse in italiano.
Le ragioni erano due: volevo che esistesse un feedback italiano per le ricerche Google di persone interessante alla moda qui, e dare almeno un appiglio a chi già veste lolita e crede di essere l'unico nel Paese.
dal mio account Instagram |
Perché è fondamentale trovare contenuti in italiano?
So benissimo che le persone nate dopo il '90 sono in grado di consumare contenuti multimediali in inglese, o lo sanno addirittura parlare fluentemente. Il punto non è l'accessibilità: il mondo lolita è già accessibile tramite le fonti inglesi, le community sono già fruibili online in ambienti anglofoni. Il punto sono le conseguenze di una fruizione di informazioni unicamente in inglese e l'adesione a una comunità internazionale.
La moda lolita è, letteralmente, una moda. Sono vestiti che, per quanto possano essere idealizzati, strumentalizzati per una causa o deificati come cimeli storici, dovranno essere indossati a un certo punto. Quando si è parte della comunità lolita internazionale, l'unico modo per condividere la moda e ricevere consigli è quello di postare i propri coord, sotto i quali ricevere commenti. Se la persona non ha nessun altro con cui condividere l'esperienza di indossare questi benedetti vestiti, il divertimento finisce più o meno lì.
E' davvero possibile sentirsi parte di qualcosa che esiste solo online?
Inoltre, approfondiamo l'aspetto linguistico: è davvero possibile sentire propria una moda della quale è possibile parlare solo in inglese? Per di più, con persone che vivono a centinaia (di migliaia) di chilometri da noi, in Paesi nei quali i costumi sociali sono diametralmente opposti ai nostri?
Non si tratta di un'alienazione assoluta, però manca quella familiarità più profonda, più sottile. Si tratta del senso di appartenenza, vicinanza fisica e solidarietà che è imprescindibile avere quando si esce di casa vestiti come un trip acido rococo-vittoriano.
"Ma, Francesca" dirà qualcuno, "ho trovato persone stupende in Svervegia, che mi hanno accolto come un figlio, che mi aiutano e mi supportano quotidianamente. Vesto lolita da x e non mi manca nulla"
Legittimo. Pure io sono contenta di amicizie strette online con persone dall'altra parte del globo, sulla base di come pensiamo debbano essere coordinate le platform. Non sto dicendo di buttare via dei validissimi e verissimi rapporti umani. Infatti, le due realtà non sono in contrasto: si può far parte delle
comunità anglofone online e in concomitanza avere una comunità italiana
di riferimento.
La differenza si sente quando della moda si smette di parlare e si inizia a vestirla.
Essere lolita online vs. in fisico
Vivere la moda lolita unicamente online ha implicazioni che si rifanno alle dinamiche dei social network. Per nominarne alcune: ossessione per il confronto, invidia inconscia, atteggiamenti intolleranti latenti o palesi, trolling, dipendenza dagli acquisti, cancel culture... Di nuovo, non è tutto da buttare, ma bisogna misurare i pro e i contro.
Di fatti, ci sono anche dei pregi: come sopra, si guadagnano tanti rapporti umani di valore. Tuttavia, specialmente nella moda lolita, le dinamiche distorte hanno spesso un effetto devastante sui neofiti. Significa che i coord che si indossano saranno sempre sottoposti allo scrutinio di moltissime persone, perlopiù estranee, a volte nemmeno attivamente partecipi nella moda, disposte a dare una quantità di opinioni non richieste. Significa che insulti come "ita" e "fatty chan" verranno letti spesso e temuti fin dai primi giorni. Significa anche esporsi a tutte le controversie, anche quelle più avulse dal proprio contesto o più superficiali, solo perché vengono echeggiate da una quantità di utenti, anche se, reitero, non hanno nulla a che fare con noi.
In sintesi, per un neofita vivere la moda solamente online crea molte aspettative, carica di molta pressione ed espone a molte più voci, non tutte amichevoli. Più si prolunga la permanenza in questo sostrato, più si interiorizzano canoni e regole che sono assolutamente irrilevanti e, alla lunga, rendono l'esperienza nel lolita estenuante.
E' facile pensare che non vale la pena vestirsi se non si rispecchia pedissequamente la performance degli account più seguiti su Instagram. E' facile denigrarsi e minimizzare i propri sforzi se li si paragona a un fantomatico altro, che è sempre più curato, più bello, più esperto e dispone di un guardaroba più grande del tuo.
Quando questa è l'unica dimensione in cui si vive l'hobby lolita, smette presto di essere divertente; diventa l'ennesimo ambito per il quale non ci si sente all'altezza e si sviluppa pure un certo rancore generalizzato verso questo altro, sempre lì, sempre pronto a ricordarci quanto non andiamo bene.
un segreto del 2013 da Behind the Bows Livejournal |
Un'idea
C'è un modo per andare oltre queste dinamiche. Un modo per far sì che davvero quello di internet diventi un rumore di fondo, e non resti soltanto una patetica fandonia che ci raccontiamo collettivamente, mentre subiamo ogni secondo di quel circo.
Indossiamo questi vestiti nella vita reale, con persone affini.
Non parlo di diventare lifestyler (indossare lolita come abbigliamento quotidiano), ma di restituire alle community locali il ruolo centrale che meritano. Torniamo a dare centralità all'attività in persona: solo così si può neutralizzare questa condizione. Di nuovo, per fugare ogni dubbio, non sto suggerendo di abbandonare la propria presenza di lolita online. Le due cose possono convivere, ma ci vuole una gerarchia che privilegi sempre e comunque quello che si vive dal vero.
Inoltre, si risolvono questioni ataviche come la presunta assenza della moda in Italia e la creazioni di risorse per future lolita. Si risolvono anche diatribe perenni, drammi e scandali locali. Quante volte avete sentito una persona che veste la moda venirvi a dire "quella camicia non ci sta un ca**o, io avrei coordinato meglio l'abito che hai" in faccia a un meet? E anche nell'assurda circostanza in cui fosse accaduto, quante volte la cosa si protrae per anni, ledendo la vostra voglia di indossare la moda?
Mi sembra superfluo andare avanti a elencare la quantità di discrepanze fra quello che si vive su internet e quello che si vive in fisico.
segreto del 2013 (Behind the Bows LJ) |
Quindi, tornando all'italiano e alla mia fissa di tradurre post che sarebbero perfettamente compresi dai miei colleghi che vestono lolita in Italia, ora dovrebbe essere chiaro perché io ci tenga in modo così ostinato.
Cito la mia esperienza come esempio, ma sono sicura che sia largamente condivisibile. Io sono stata in grado di appassionarmi al lolita perché ho quasi immediatamente staccato la moda dalla sua community internazionale su internet. Ho subito partecipato al GLZ forum, ho quasi subito indossato il mio primo coord con altre persone lolita e ho presto scisso le due cose.
Le persone che adesso sono giovani adolescenti vivono in una fase di internet diversa dalla mia e forse sono svantaggiate in questo senso. Tuttavia, voglio che si crei un ambiente conciliante anche per loro, perché sappiano che c'è un livello successivo, che ci sono persone come loro in Italia.
Voglio che chi legge si ricordi sempre che io e altri siamo qui, vicini, a un messaggio di distanza. Voglio anche che i curiosi italiani sappiano che ci sono persone che vestono in quel modo e che, chissà, potrebbero vedere qualcuno in lolita per strada. Non siamo chimere, esistiamo.
Poi, per trasparenza, voglio anche tornare a sentire quella familiarità con la moda che sentivo quando iniziai, nel 2011. Voglio parlare di lolita con le persone attorno a me, sentire che una comunità esiste ancora (anche se non ha più una piattaforma e non ho coraggio di crearla, per adesso) e sapere che c'è qualcuno disposto a viverla assieme a me.
Perché le mode alternative non sono niente senza la condivisione. Perché essere lonelita (lolita solo/a) non è divertente un cavolo. Perché è quello il punto della moda, per come è stata concepita e vissuta sin dall'inizio: identificare persone con interessi simili, trovarsi per strada, parlare, prendere un té assieme, passeggiare, farsi foto e farsi notare, farsi vedere in giro.
Usciamo, identifichiamoci e parliamo
Si fa presto a realizzare quanto poco importi la marca che indossi o come hai abbinato quelle scarpe di Bata (...esiste ancora?). E' più facile sperimentare quando non ti sottoponi allo scrutinio di una cerchia di 100 saggi; è più divertente vestirsi lolita quando hai qualcosa da fare con qualcuno; è più appagante possedere un bell'armadio quando c'è uno scopo dietro, per quanto sia esso semplice.
Per questo, non lasciamo che la dimensione in persona sia assorbita da quella online. Questo è il senso del creare qualche contenuto in italiano ed esorto quante più persone a cimentarcisi.
Anche se si vive in aree deserte sotto il punto di vista delle mode alternative, è sorprendente l'impatto che può avere il palesarsi come lolita in Italia: può essere il pretesto per legarsi a qualcuno, che poi si traduce in un piano per il futuro e, alla fine, può diventare un incontro.
Anche nella peggiore ipotesi in cui non si riesca mai a vedersi, resta una corrispondenza di vero impatto, con una persona del tuo Paese. Si crea network, si fa rete.
Spero che questo discorso, diventato più simile a un manifesto, sia un'ispirazione per chi legge in Italia.
Come si conclude un post così? Hasta lolita siempre? Forza Mana?
🗾💀💙forza Mana💙💀🗾
bisoux chu chu